Non scrivermi

Autore: Sophie Hannah

Editore: Garzanti

Collana: Narratori moderni

Data di pubblicazione: 24/06/2021

Pagine: p. 432, rilegato

Costo: Euro 17,95

Valutazione: 3/5

“Non scrivermi” e’ il nuovo lavoro della regina inglese del thriller psicologico Sophie Hannah, uscito per Garzanti nel giugno di quest’anno.
Il romanzo si apre presentandoci Kim Tribbeck, una nota attrice comica, seduta fuori di una stanza di ospedale dove e’ ricoverata la nonna, in fin di vita a causa di un cancro.

“Al momento mi trovo nel padiglione 10, che corrisponde al reparto di oncologia. E’ qui che mia nonna sta morendo. Devo stare qui fino alla sua morte, a meno di escogitare un pretesto per svignarmela”.

Scopriamo fin da subito che Kim ha una fitta agenda di impegni che la vedono spostarsi in tournee’ di citta’ in citta’ con il suo spettacolo comico, che ha un ex marito, un amante e che sta scrivendo un libro.
La sua esistenza, apparentemente soddisfatta e tranquilla, viene in qualche modo ad intrecciarsi con una vicenda che sta sconvolgendo la placida Culver Valley: la giovane donna sembra essere finita nel mirino di un pericoloso serial killer che uccide coppie di amici e che la polizia ha ribattezzato, con un gioco di parole, Billy amici morti.
L’unico elemento che accomuna le vittime, oltre all’avere in qualche modo un legame di coppia, e’ il fatto di aver ricevuto, qualche tempo prima di essere uccise, un libricino bianco rilegato a mano sul quale sono trascritti alcuni versi di poesie.

Anche Kim ha ricevuto uno di questi libretti, durante uno dei suoi spettacoli, ma la donna non ricorda dove, ne’ nel corso di quale evento, ne’ chi glielo ha consegnato e non lo ha neppure conservato.

“E in occasione di una di queste serate, quell’uomo le avrebbe dato un libretto bianco uguale a questo, … ma lei non sa dirmi esattamente quale fosse la serata?”.

All’interno erano riportate queste quattro parole: “Ogni letto e’ stretto”.
Quando viene a conoscenza del fatto che le vittime di questo spietato serial killer ne hanno ricevuto uno analogo, decide di rivolgersi alla polizia.
Da questo momento i detective Charlie Zailer e il suo compagno e capo Simon Waterhouse, che si stanno occupando della vicenda, si mettono a scavare a fondo nel passato delle persone coinvolte per scoprire chi e’ il colpevole e qual e’ il movente delle sue azioni omicide. La vicenda di Kim e’ peraltro estranea allo schema delle coppia di amici finora seguito dall’omicida e quindi questa pista sembra non essere piu’ praticabile e il mistero si infittisce.

La narrazione del romanzo segue due binari paralleli: da un lato quello dell’indagine uffficiale e dall’altro quello di Kim. Questi due filoni finiscono inevitabilmente per intreccciarsi ed intersecarsi tra loro: infatti l’autrice, oltre che descriverci gli sviluppi del caso, ci fa partecipi anche della vita privata dei due detective e ci svela i sentimenti e le piccole e grandi tragedie che riguardano l’esistenza dell’altra protagonista, Kim Tribbeck.
La vicenda si radica sui libri, sulla loro essenza, sulla loro funzione di raccontare e tramandare storie di generazione in generazione senza perdere fascino. Nel piccolo libricino bianco di cui si serve il serial killer per “marcare” i suoi omicidi si nasconde la chiave del mistero, le ragioni del suo folle agire e il motivo della scelta delle vittime.

“Ha tanti nomi: Nook, Kobo, Kindle. Vuole imbrogliarci con tutti questi alias e ci riesce. Non potevo non fare niente e continuare a vivere con un minimo di stima per me stessa”.

Se l’idea di fondo del romanzo risulta convincente ed originale, altri aspetti della narrazione non mi hanno affatto convinta.
Innanzitutto troppo numerosi sono i personaggi che si avvicendano sulla scena, peraltro in maniera a mio avviso eccessivamente repentina e rocambolesca; quasi assente e’ la descrizione degli stessi e delle ambientazioni in cui si svolgono i fatti.
Tutto cio’ rende difficoltoso seguire il filo del racconto, che si appalesa alquanto nebuloso e non ben definito e impedisce al lettore di entrare in empatia con i protagonisti della vicenda, che rimangono poco delineati e risultano freddi, distaccati ed inconsistenti.
Anche la trama non mi e’ parsa avvincente, anzi risulta troppo intricata e poco chiara; in alcuni tratti ho riscontrato la presenza di pagine inutili e ridondanti, eccessivamente ricche di dialoghi che distolgono l’attenzione e appesantiscono la narrazione, a fronte di altre alquanto scarne, sintetiche e confuse.
Comunque in linea con il target del classico giallo il colpevole e’ insospettabile e il suo nome rimane improbabile fino alla fine.
Di contro, un elemento invece innovativo rispetto agli schemi stereotipati e’ il fatto che e’ invece il colpevole stesso a voler rendere note a tutti le proprie motivazioni.

Alessandra Verrucci

Le letture di Adso

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