Recensione “Il respiro dell’abbandono”

Autore: Gabriele Gallo

Editore: Catartica Edizioni

Collana: In Quiete

Genere: Narrativa

Anno di pubblicazione: 2019

Pagine: 88

Costo: 12,50 €

Valutazione: 3,5/5

In un temporale notturno il forte vento abbatte un pino: questo cade proprio sull’ingresso di una discoteca, l’Ultimo Impero, ormai chiusa da 20 anni. Nessuno assiste all’impatto ma la mattina dopo la notizia fa il giro della città. Ci troviamo in un piccolo paesino del nord Italia nel quale la monotonia e la routine hanno ormai inaridito la vita dei cittadini.
I ricordi di tutti, legati ad un tempo diverso, fatto di trasgressione ed adrenalina, convergono sulle memorabili serate all’Ultimo Impero, unica attrazione degna di nota della zona.

“Là sotto è sepolta la nostra gioventù con i nostri anni migliori e chissà in quanti vorrebbero di nuovo riviverli! Magari anche solo trovare un frammento di quel passato ci ringiovanirebbe nell’animo e nella mente.”

Basta un evento casuale a volte, come la caduta di un pino, per rimettere in discussione la propria vita, le proprie scelte e la triste routine alla quale ci siamo abituati. Proprio come nella canzone “Scirocco” di Guccini, uno dei protagonisti combatte tra la triste stabilità del rapporto con la moglie e l’eccitante ritorno di fiamma con una donna, Cecilia, frequentata proprio in quella discoteca.
C’é poi Antonio, venuto dalla Sicilia insieme alla moglie, che pur non avendo vissuto l’Ultimo Impero, trae profitto dall’accaduto: una folla di curiosi si ferma indatti al suo banco di frutta e verdura, posizionato, per l’occasione, nel parcheggio della discoteca.
Infine c’è un gruppo di adolescenti che non era nemmeno nato quando l’Ultimo Impero era attivo; tuttavia il fascino di quei luoghi attira anche loro: del resto quella discoteca è stata fondamentale nella storia di molti dei loro genitori…
Gabriele Gallo ha avuto una buona intuizione nel creare un collegamento temporale tra una giovinezza spensierata e speranzosa e un’età adulta repressa e rancorosa. D’altro canto, nella caratterizzazione dei personaggi e nell’evoluzione della storia, sembra mancare qualcosa che dia maggiore profondità al racconto, lasciando, in alcuni punti, un senso di incompiuto.

redazione

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