Il mistero del dipinto scomparso

Autore: Iacopo Cellini

Editore: Newton Compton Editore 

Genere: Suspence Game – giallo interattivo

Data di pubblicazione: 26 marzo 2024

Pagine: 192

Prezzo: 3.90 €

Valutazione: 4/5

Dopo Il gioco di Andromeda e Il codice dello zodiaco, Iacopo Cellini propone di nuovo un giallo interattivo,  questa volta ambientato nel castello della nobile famiglia Montefalco. 

Il libro è diviso in due sezioni: la prima parte rispecchia la forma di un romanzo tradizionale, in cui vengono presentati i personaggi e la trama principale di partenza, mentre nella seconda indagheremo in prima persona selezionando quali stanze del maniero esplorare (scegliendo quali capitoli leggere e quale ordine dargli), risolvendo enigmi e collegando tra loro gli indizi raccolti dal protagonista Leandro per portare alla luce la verità. 

Prima dell’epilogo si ha la possibilità di confrontarsi con le domande che un detective si farebbe e, solo dopo aver avuto l’opzione di valutare se siamo pronti a trovare la soluzione, si può procedere al confronto tra la nostra ricostruzione dei fatti e quella effettiva prevista dall’autore.

Pronti? 

Allora cominciamo con il contesto.

1994

Leandro Montefalco ha quattordici anni e sogna spesso ad occhi aperti di essere un coraggioso signore del Medioevo, sempre pronto a combattere per difendere le proprie città dall’assalto dei banditi. 

Si trova al castello con i suoi genitori e la famiglia della cugina Isabella. 

I due giovani si mostrano fin da subito in forte sintonia ma molto diversi tra di loro.

Lui ama l’azione, la scoperta, l’avventura e ha un’innata insofferenza alle regole, mentre la cugina adora i vecchi libri ed è più rigida nel rispetto delle indicazioni degli adulti, anche se approfitta spesso della loro buona fede per passare da innocente dopo le scappatelle. 

Il Castello dei Montefalco viene presentato con una descrizione dettagliata. Si staglia su una collina come un massiccio edificio a pianta quadrata sviluppato su due piani, con giardino e cinta muraria ben visibile sui Colli Martani.

Si occupa della proprietà il maggiordomo di famiglia Ambrogio Ricci, erede di un rapporto servo-padrone che va perpetuandosi da tantissimo tempo… Mentre della cucina si occupa sua moglie Concetta, di origini siciliane. Proprio tutto in famiglia come in tempi passati.

Gli arredi si distinguono per essere visibilmente d’epoca, mentre di moderno vi sono solo la corrente elettrica e il telefono. 

Nell’ampio chiostro si trova ancora un massiccio pozzo di pietra, non più funzionante ma comunque caratteristico.

Il prozio Guido con i suoi settant’anni risulta il membro più anziano della familia e zio Gerardo, fratello del padre, vive con lui nel palazzo in pianta stabile. Entrambi condividono la medesima fissazione di cui veniamo messi a conoscenza presto.

Sopra il camino si trova un enorme dipinto alto più di quattro metri e largo due. Il suo nome è Il castello della nebbia e riporta una raffigurazione del maniero dei Montefalco avvolto da una fitta foschia. Dalla giusta prospettiva la bruma pare animarsi e diffondersi nella stanza e sembra che l’antico castellano commissionante abbia chiesto al pittore di nascondervi un segreto: si possono scorgere infatti alcuni strani segni, simili a lettere, nella nebbia stessa.

Guido e Gerardo, si perdono per ore nel fissarla e restano completamente ossessionati dalle tinte avviluppanti, ma ancora di più dal mistero di cosa potrebbe celare. 

Questo giorno con cui inizia la narrazione è tanto triste quanto speciale per la famiglia. Esattamente venti anni fa, il 17 agosto 1974, scompariva Lorenzo, fratello di Guido, a causa di un incidente. 

Zio Guido si sente male durante la cena con tutta la famiglia e viene portato subito in camera per essere monitorato. 

Purtroppo la crisi è davvero seria e la dottoressa rivela che Guido ha una settimana, dieci giorni al massimo di vita. 

“Prima di andarmene, voglio fare testamento.”

L’uomo è molto fedele ad un’edizione pregiata del Codex Montefalcus, un documento che contiene le leggi etiche e morali che da generazioni guidano le azioni della famiglia Montefalco. Tanto da esserne influenzato nelle decisioni che prenderà a breve. 

Due ospiti giungono la mattina successiva: il notaio Andrea Martini, padre della nuora Tamara, e Padre Emilio Moretti, ministro della Santa Sede inviato per direttissima dal Vaticano. La presenza di quest’ultimo è dovuta al fatto che i rapporti che legano i Montefalco alla Chiesa Cattolica risalgono a un’età molto antica e che hanno spesso partecipato e finanziato guerre sante. 

L’anziano chiede che l’eredità venga suddivisa secondo le leggi 14 e 15 del Codex citato prima, per cui l’unico successore è il membro della famiglia più anziano ancora in vita, il padre di Leandro. 

Gerardo ha però una richiesta particolare: “Lasciami il quadro.”

Ma non è possibile se si vuole restare ligi alle norme. Però gli altri due “eredi mancati” potranno continuare a vivere nel castello e continuare a studiare il quadro senza limitazioni. 

Per Leandro però c’è qualcosa che non va.

“E non si sarebbe dato pace fino a che non lo avesse scoperto.”

La notte successiva il ragazzo decide di andare ai ruderi del villaggio e trova qualcosa di inusuale.

All’interno di uno degli edifici infatti c’è una luce accesa e da lì provengono delle voci. Spiando all’interno vede lo zio Gerardo che riferisce ad un soggetto non ben visibile che è il momento che

“Il Castello della Nebbia lasci il maniero dei Montefalco”

Il giorno dopo il nostro protagonisti riesce a rubare il passe-partout di Ambrogio per entrare in tutte le stanze e cercare indizi. 

Da questo momento, possiamo decidere quali saranno le prossime mosse di Leandro e infiltrarci nelle stanze degli avventori del castello. 

Procediamo al motto di:

Raccogli indizi, risolvi gli enigmi e trai le conclusioni!

L’obiettivo è trovare il nome del complice di Gerardo e il movente. 

Da ricerche varie in biblioteca si suppone che forse il quadro nasconde un l’ubicazione di un enorme tesoro…. che sia questo il movente? O c’è dell’altro?

Isabella è un topo di biblioteca ed è la persona perfetta per indagare sulla storia del quadro, mentre Leandro è più pratico e concreto ed è più adatto a cercare indizi fisicamente. Tutti sono dei potenziali sospettati e complici, ma chi lo sarà davvero?

Prima del finale troviamo un elenco di domande per verificare se si è compreso l’intrico dei fatti. 

Vi aspettano simboli, parole sovrapposte, un pò di latino e tanto altro….

E alla fine soluzioni e punteggi per ogni risposta trovata (in base a difficoltà e importanza) per confrontarsi con gli amici e stabilire chi sia il miglior investigatore.

Lo stile è semplice e breve. Pochi dettagli instradano l’attenzione verso il succo delle indagini. Tutta la storia è molto sintetica, ma non tirata via, finalizzata a passare una o due giornate diverse dal solito con un nuovo endgame. 

L’ambientazione è fondamentalmente una, formata da castello e dintorni e, come dicevamo, si staglia dettagliata donando un maggiore contesto fisico al patrimonio di cui si parla. 

I personaggi sono caratterizzati in modo sintetico e quasi frettoloso, per giungere in fretta ai pochi dettagli utili per procedere con i giochi. Di ognuno si intravedono il carattere e gli atteggiamenti, ma nulla più.

Insomma un endgame fine a se stesso, senza grosse aspirazioni ad essere un romanzo, ma atto a fare divertire con poco (compreso il prezzo).

Eleonora Ferrini

Le letture di Adso

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