L’educazione delle farfalle

Autore: Donato Carrisi

Editore: Longanesi Editore 

Genere: Thriller  

Data di pubblicazione: 7 novembre 2023

Pagine: 432

Prezzo: 23 €

Valutazione: 5/5

Una casa sulla neve sta bruciando e fuori da essa ad osservare vi sono bambine di sei anni infreddolite, coperte da camicia da notte, e le tre tutor responsabili del loro benessere. Ancora poche ore e le giovani ospiti sarebbero tornate alle rispettive famiglie. Ma purtroppo la vacanza non finirà nel migliore dei modi…

Al conto delle giovani si scopre che ne manca una… Dovrebbero essere dodici,

“Non sono solo undici.”

Prima di proseguire torniamo indietro di qualche anno…

Serena vive a Milano, ‘la città di vetro’. 

È a capo di un dipartimento strategico per gli investimenti ad alto rischio ed elevato rendimento di una banca d’affari ed è soprannominata ‘lo squalo biondo’. Dato il lavoro ha molti fondi e si ritiene una benestante che può prendere la vita alla leggera al di fuori dell’ambito professionale.

“Ma adesso tutto quanto, ogni certezza rischiava di crollare.”

Si trova da ore in un asettico ambulatorio medico, dove è stata sottoposta ad una serie di esami più o meno invasivi e a domande sempre più imbarazzanti. È lì per colpa di un’indigestione iniziata due settimane prima. Con il protrarsi dei sintomi è diventata sempre più emaciata e ha deciso di fare dei controlli.

Non ha nessuno a cui appoggiarsi nel caso la malattia sia davvero grave. È figlia unica e i suoi sono divorziati, felicemente risposati e lei non ha mai legato coi nuovi fratelli.

Una volta avuti i risultati la sorpresa e il sollievo durano poco e prevale la preoccupazione: è incinta di quattro mesi. 

Per legge a questo punto non si può praticare un’interruzione volontaria di gravidanza. Le uniche alternative sono tenerlo o, una volta arrivata al termine, darlo in adozione.

Per venticinque settimane la donna resta ferma sulle proprie convinzioni: è certa di non possedere alcun afflato materno. 

Ha deciso. Una volta partorito la darà in adozione.

A poco tempo dal termine però si sente male e viene ricoverata in un ospedale dove nessuno è a conoscenza delle sue intenzioni. Per limitare i giudizi degli altri, che ormai sanno della nascita, Serena decide di tenere la bambina e di chiamarla Aurora. Nonostante non la desiderasse, sarà molto attenta affinché riceva la migliore educazione, ma non riesce a darle molto affetto. Niente baci, abbracci e coccole madre-figlia. La donna è fermamente convinta del suo stile educativo.

“Io la sto fortificando.”

La piccola mostra presto una spiccata intelligenza e la madre decide di mandarla in un campus in uno chalet a Vion, in Svizzera, dove le insegneranno a sciare. Saranno solo dodici bambine coetanee. Cosa potrebbe andare storto?

Torniamo al presente. 

È la sera dell’incendio, l’ultimo giorno del soggiorno di Aurora ed è terminata da poco la festa delle fate farfalle. Le bambine avevano confezionato ali di ferro e tulle e si erano agghindate i capelli con fili argentati. Si erano divertite molto ed erano andate a letto. Nottetempo purtroppo le risveglia l’allarme antincendio.

Inoltre è in corso da qualche ora un’abbondante nevicata e le strade non sono praticabili. Quando Serena viene svegliata nel cuore della notte per essere informata per la prima volta si sente madre. La paura irrazionale è il primo sentimento veramente materno che sperimenta. Quando scopre che una bambina non è stata ritrovata e che è proprio Aurora la disperazione la porta a eliminarne ogni segno dalla casa. Ingaggia delle persone perché portino via dall’appartamento qualunque cosa abbia a che fare con la figlia, dando tutto in beneficenza.  

Non è stato recuperato nemmeno un resto della piccola dalle macerie dell’incendio e aleggia solo la parola ‘disperso’, lasciando la sensazione che qualcosa resti aperto, come se non ci fosse il diritto di rassegnarsi ma solo quello di continuare a sperare. 

Secondo le perizie la causa dell’incendio è stata sicuramente un cortocircuito, ma l’autore ci porta a vagliare tutte le ipotesi potenziali, dal rapimento all’incendio doloso. Non ritrovare il corpo nè una piccola traccia fa pensare che in qualche modo la bambina possa essere riuscita ad uscire da sola. Ma dove potrebbe essere adesso?

Serena nel tempo viene sommersa dalla depressione, talmente tanto che non si accorge del proprio aspetto trasandato, dei capelli in disordine o del fatto di indossare per giorni sempre gli stessi vestiti nè di puzzare spesso di alcool. Ormai nessuno riconosce in lei ‘lo squalo biondo’ nelle sue fattezze e anzi sta per perdere pure il lavoro..

Verso le dieci e mezzo di una domenica mattina di gennaio di un anno dopo viene chiamata da Marion, la mamma di una delle altre bambine dello chalet. Con le altre hanno deciso di organizzare una commemorazione per l’anniversario della morte. 

Quel giorno riceve una chiamata anonima e quando risponde sente il suono delle campane di Vion.

“Don… Don… Don”

Trascorsero pochi secondi e giunse un sms anonimo con un link che portava ad un video dell’incendio. C’è silenzio, come se fosse stato fatto prima dell’arrivo dei soccorsi e la finestra della stanza di Aurora è aperta. La maniglia interna si trovava ad almeno due metri dal pavimento, non poteva averla aperta lei. 

Si accende di nuovo la speranza che possa esistere una verità alternativa. 

Come se una vocina interiore stesse dicendo a Serena «l’altra volta ti è sfuggito qualcosa, adesso aguzza la vista, controlla meglio»…

Serena decide di tornare nel paese e confrontarsi con la polizia. 

Il rudere dello chalet è ancora lì, un ‘dente cariato’ in mezzo al paese, nascosto solo da qualche lamiera.

Un solo pensiero continua a ronzarle in testa:

“Chi ha aperto la finestra di mia figlia quella notte e perché?”

Quando però va a riaprire il link il video è cambiato e adesso c’è una pubblicità. Come può pretendere che qualcuno le creda? Neanche la polizia può farlo.

Ma la donna ha deciso. Non se ne andrà da lì finché non avrà una spiegazione per ciò che ha visto in quel video. 

Incontra per caso una delle tutor che le riferisce che le hanno offerto dei soldi in cambio della firma su una carta che la obbliga a non parlare con nessuno di ciò che è successo quella notte. 

Permanendo in zona e facendo qualche ricerca scopre che da queste parti gira un piromane, già arrestato più volte per aver incendiato dei boschi. Potrebbe essere un sospettato?

Dopo un anno di dolore irreversibile, per la prima volta Serena ha l’impressione di poter fare qualcosa.

Solo che la persona in questione, Adone Sterli, si trovava in carcere al momento dell’incendio. E anzi sembra una persona pacata e ben disposta ad aiutarla. Ben più di quanto potremmo mai credere…

Mentre Serena indaga sembra sempre di più che a Vion ci sia un segreto che qualcuno si affanna a nascondere ad ogni costo. 

Ogni volta che aggiungiamo un nuovo tassello al mosaico, la verità sembra allontanarsi.

Le persone da queste parti infatti si proteggono a vicenda e sembra che nessuno voglia che le indagini vengano riaperte. Soprattutto sono preoccupati delle ripercussioni sul turismo. Ma nessuno le impedirà di fare “ciò che una madre deve fare.”

Un unico interrogativo galleggia costantemente nell’aria… Aurora è ancora viva?

A metà libro circa la storia cambia punto di vista e viene narrata dalla prospettiva della bambina in viaggio verso Vion con il fidato autista Walter. Una bambina terrorizzata dall’idea di non risultare simpatica alle future e ancora sconosciute compagne. 

Quello che succederà in quella settimana cambierà per sempre la sua vita. 

Cosa sarà davvero successo? 

Vi aspettano settimane imprevedibili e, quando tutto sembra mettere un punto definitivo, ecco un nuovo colpo di scena che riapre la narrazione.

Le emozioni trasmesse da questo libro sono molte e vengono scandagliate profondamente, creando profonda empatia con Serena, una donna costretta dalla sorte a tenere una bambina non voluta ma che si batte fino all’impossibile per ritrovarla. Il cambiamento emotivo e mentale che ciò porta è esposto con delicatezza.

Dopo cinque anni dalla perdita sembra anche a lei di far parte di uno di quei programmi di protezione testimoni in cui la polizia assegna una nuova esistenza agli ex affiliati della malavita.

Era finita a lavorare in una casa editrice come vagliatrice di manoscritti inediti e per caso un giorno le capita il libro del professor Fabio Lamberti, un fisico teorico convinto dei principi di Edward Lorenz, tra cui: ‘Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?’

Costui crede che piccole variazioni iniziali possano portare a grandi variazioni nel tempo. 

Ancora non lo sappiamo, ma presto anche Serena verrà colpita di nuovo dall’effetto farfalla. La prima volta l’ambizione spregiudicata, il cinismo, il lusso, il denaro erano stati sostituiti da una vita più semplice e distesa. Questa volta che cambiamento giungerà?

Qualcosa sta di nuovo per modificare la direzione della sua vita…

Tra gli altri personaggi troviamo Adone, un piromane segnato dal fuoco fin da piccolo e che ne è rimasto profondamente affascinato. Con lui si apre uno spiraglio psicologico su questo comportamento tristemente frequente e attuale di dare fuoco ai boschi e trarne assuefazione. 

C’è poi il comandante Gasser, uomo ligio al dovere convinto di dover proteggere la sua comunità dagli squilibri di una madre disperata che si appiglia a tutto pur di mantenere viva la più piccola speranza. Traspare come un fervente religioso, ma la fede basterà a tranquillizzare il cuore di chi si trova di fronte a simili tragedie? Emerge qui la famosa domanda secondo la quale se Dio esiste perché avvengono determinati fatti e non interviene?

Infine segnalo il personaggio di Lamberti, con la sua infinita comprensione nel capire le difficoltà di Serena di raccontare il suo trauma e nel volersi ancora appigliare dopo anni a quel piccolo barlume di incertezza. L’ho trovato un personaggio molto delicato e ‘moderno’ rispetto ad altri potenziali nuovi partner.

Nella descrizione dei personaggi ho intravisto la formazione di Carrisi che, dopo aver studiato giurisprudenza, si è specializzato in criminologia e scienza del comportamento. 

Le ambientazioni sono descritte in modo minuzioso, nessun dettaglio viene tralasciato. Vestiti, alberi, case, arredamenti e colori si mischiano nel dare tridimensionalità al contesto.

Vion ci viene descritta come sospesa in un’eterna fiaba di montagna, con le sue casette in legno e la vita scandita dal turismo invernale. Viene spesso confrontata con la caotica Milano, suddivisa nel mondo “alto” dei grattacieli e della vita frenetica e moderna e la realtà “bassa” dal ritmo più lento e dai lavori più tradizionali.

È un libro scritto davvero molto bene ed è scorrevole. Mi sono fatta avvinghiare dalla storia e devo ammettere che la rileggerei per cogliere appieno determinate parti più profonde. È un viaggio che fa riflettere sui meandri più inconsci e bui del genere umano.

Eleonora Ferrini

Le letture di Adso

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