Moon

Il fante di fiori 

Autrice: Alba Des Anges 

Editore: Words Edizioni 

Genere: Music romance 

Data Pubblicazione: 19 ottobre 2022 

Pagine: 515 

Prezzo: 2.69€ (Ebook) 15.90€ (Cartaceo)  

Valutazione: 5/5 

“Mi hai sempre sottovalutata” borbotto, giocherellando con i bottoni di una camicia che vorrei ridurre a brandelli e che si tende sui muscoli tonici di Kay

“Ti ho sempre vista per come sei.  

Nella notte, sotto i lividi lasciati da molti e curati da pochi.” 

Il colletto si apre e il mio tocco indugia sul punto di congiunzione delle clavicole, una fossetta concava che rallenta la discreta corsa verso lo sterno. 

“Ti ho sempre vista, sotto qualsiasi tipo di luce, avvolta da qualsiasi tipo di buio.” 

“E sei ancora qui.” 

“E sono ancora qui” annuncia gaiamente. “Ti stupisce?”

Engie ha finalmente saldato il debito con suo padre, è tornata a Londra e si è laureata creandosi un mestiere alternativo nel caso in cui non dovesse proseguire con la danza. 

Ma il tempo di respirare ed ecco che Brownie si presenta, sciogliendola dallo stallo in cui si era insabbiata: è in arrivo un nuovo tour e ha bisogno della sua ballerina preferita. 

Per festeggiare la sua laurea organizza una festa al Pure, il locale che l’ha accolta mesi prima e come regalo le fa trovare Derek in tutto il suo splendore. 

Nonostante il tempo e la distanza, i sentimenti per lui non sono mai scemati e rivederlo, riaccende la passione momentaneamente sopita. 

Ma i problemi non possono essere nascosti sotto la cenere: lui è il solito Derek, lei la solita Engie. 

Cosa cambierà questa volta? 

Questa volta troveranno la forza di sviscerare i loro sentimenti e arrendersi all’imperfezione del loro rapporto? 

Un rapporto che vive di scossoni e che si ritrova a lottare con un fantasma del passato di Engie che rischia di mettere a dura prova l’infinita pazienza di Derek. 

“Ricordi Monaco?” bisbiglia, il respiro fragrante che accelera mentre riprova a infilarmisi tra le gambe. 

“La nostra Monaco. La città dell’amore e della neve. Ricordi la neve? Com’era soffice e fresca quando ti finiva sul naso? Com’era dolce quando ti si scioglieva sulla punta della lingua, dopo che l’avevi rincorsa per assaggiarla? Era perfetta.” 

“Ricordo l’amore, ma non credo fosse perfetto.” 

“Forse non serve che l’amore sia perfetto per essere amore.  

Forse basta, semplicemente, che sia… nostro. 

E, forse, non serve nemmeno che tu sia perfetta. Basta, semplicemente, che tu sia mia.”

Moon è il terzo capitolo di una serie che mi ha, letteralmente, preso in ostaggio l’anima e che ho atteso per più di un anno. 

Segue Stars e Rain di cui trovate le recensioni nel blog. 

Alba Des Anges è una poetessa moderna che stupisce per la sua scrittura intensa, filosofica e, decisamente, superiore alla media. 

Proprio per questo va assaporata, assecondata per non incorrere nel rischio di trovarla pomposa o ridondante. 

Tra le sue battute taglienti e ironiche, nasconde un romanticismo fine, non immediato che mi ha portato a emozionarmi e a mantenere, per tutta la lettura, il sorriso stampato sul volto. 

Riesce a trasformare l’azione più banale in magia, sviscerando la profondità dei gesti dei protagonisti e portando il romanzo ad assumere le fattezze di un saggio di narrativa. 

Credo, infatti, di aver sottolineato tre quarti del libro! 

Il punto di vista è di Engie, ma l’autrice ci delizia con alcuni capitoli in cui ci rende partecipi dei pensieri di Derek e di Brownie. 

Qui, scopriamo in maniera approfondita le ombre di Engie ma anche le sue conquiste. 

Il paragone che suo padre fa di lei con Londra riesce a spiegare, perfettamente, la sua anima e a mostrare quanto affetto lo leghi a lei, nonostante tutte le carenze del passato. 

“Tu appartieni a questo posto. Hai dentro i suoi temporali, il suo grigiore, la sua imprevedibilità e l’umida foschia che si alza dal Tamigi. 

Tra i capelli porti incastrati i raggi di un sole fuggiasco, sulle labbra l’alito freddo degli autunni che colorano Kensington Garden, negli occhi la tempesta che rabbuia l’orizzonte. 

Hai il profumo delle mattine pallide e dei tramonti che si riflettono nelle pozzanghere, delle notti che borbottano e delle giornate attraversate dagli arcobaleni bagnati. 

Tu appartieni a Londra, Engie. Danzi nel suo vento, e il suo vento danza in te.”

Il rapporto con Derek è un continuo scappare e rincorrersi ma l’intensità del sentimento che li lega è a uno stadio così profondo che è impossibile non restarne affascinati.  

Oltretutto, i colpi di scena inseriti per creare scompiglio arrivano come fulmini a ciel sereno a squarciare una trama già abbastanza catalizzante di suo. 

Credo di amare Derek; l’amore, la tenacia, la pazienza e la perseveranza che dimostra nei confronti di Engie è da premio Oscar: si analizza, la analizza, la spinge a superare i suoi limiti per avere un qualche tipo di reazione da parte sua e per riuscire a scalfire la sua corazza che sembra resistere a ogni urto. 

“Vorrei intrecciarti le dita attorno al polso, non osando prenderti per mano, e accompagnarti sulla prossima vetta, innevata di promettente e liberatorio niente da riempire insieme, da battezzare, da conoscere, da crescere, da amare. 

Lassù, dove le strade non hanno nome, finalmente capirai che non c’è indirizzo, non c’è stella polare, non c’è meridiano disposto a orientare i tuoi incerti e claudicanti passi. 

Ci sono solo io, che ti chiedo di non tornare indietro.” 

Anche Engie nella sua incoerenza, nel suo sfuggire, nel non mostrare mai le sue debolezze e nella sua feroce ironia è uno di quei personaggi che lascia un’impronta. 

Quelle rare volte che si apre al mondo e ci lascia scorgere le cicatrici di un passato che l’ha costretta a crescere prima del tempo e che, nel bene o nel male, l’ha resa la donna che è oggi, ci sentiamo immensamente grati del dono che ci offre. 

È una ragazza persa, che non ha radici e che non ha mai potuto far affidamento su un posto da poter definire casa: anima nomade costretta a cambiare continuamente luogo con una sacca da viaggio e che ha riversato questa sua situazione, in un presente fatto di instabilità e insicurezza. 

Ed è per questo che non riesce a dare delle certezze a Derek. 

L’unica certezza della sua vita è sempre stata la danza, l’unico luogo in cui riesce a trovare un equilibrio. 

“Lì ho smesso di sentirmi fuori posto, troppo gracile, troppo goffa, troppo scontrosa, troppo strana, e ho accettato un riflesso diverso. 

Madame mi ha permesso di trovare Engie prima di dover essere Engie.” 

Questa situazione, però, inizia a mutare lentamente, prima con Madame, poi con DeeDee e infine con Brenda e Derek. 

Ha iniziato a guardare con occhi diversi il concetto di casa, non più intesa come luogo fisico ma come un insieme di presenze che aprono i loro cuori e ti permettono di trovarci rifugio quando ne hai più bisogno. 

“Casa. Non materia, ma essenza.” 

La seconda metà del romanzo è un vero e proprio viaggio nel passato, grazie alla presenza di flashback ci aprono una finestra sul rapporto di Engie con un vecchio amore e il paragone con Il Grande Gatsby è davvero centrato, adatto a comprendere l’entità dei momenti vissuti. 

Qui Engie si sofferma ad analizzare meglio le sue paure, le delusioni e le ferite che la vita le ha inferto rendendola fredda, cinica e inospitale e lo fa anche grazie alla solita spinta di Derek che stoico, continua a spingerla ad abbassare le barriere e ad accettare il suo amore senza spettri e ombre del passato. 

“Ma Derek è qui perché io possa aggrapparmi a lui, e io sono qui perché lui possa aggrapparsi a me. 

Facile. 

L’amore è facile quando cominci a crederci.” 

Questa è una lettura che costringe a mettersi in discussione, che spinge a rivelare gli scheletri nell’armadio e che sprona alla consapevolezza di potersi arrendere e affidare il proprio cuore a chi dimostra di sapersene prender cura. 

Un romanzo emozionante, che lascia il segno e che consiglio vivamente! 

Veronica Astolfi

Le letture di Adso

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