Il delitto della montagna

Autore: Chicca Maralfa

Editore: Newton Compton Editore 

Genere: Giallo 

Data di pubblicazione: gennaio 2024

Pagine: 288

Prezzo: 12.90 €

Valutazione: 4/5

“Sull’altopiano dei sette comuni sono rinato nipote di un soldato della Grande Guerra.”

A pensarlo è il luogotenente dei carabinieri Gaetano Ravidà, sapendo che da lui ha appreso che gli ideali non sono solo prospettive ambiziose, ma anche fatti, azioni, cose concrete in cui credere. 

L’uomo è stato trasferito dalle Puglie da un paio di anni e adesso comanda la stazione dei carabinieri di Asiago e da qualche tempo si occupa soprattutto di questioni ambientali. Un paio di vecchie cave di marmo infatti sono state utilizzate come deposito di rifiuti pericolosi e l’assottigliamento eccessivo delle pareti della roccia ha provocato infiltrazioni nel bacino acquifero sottostante. L’operazione, su suo suggerimento, è stata chiamata ‘Terra di nessuno’.

Perlustrando quelle pareti, in un cunicolo, Ravidà e i suoi uomini hanno da poco trovato il cadavere mummificato di un uomo, non ancora identificato. 

Il nostro protagonista ha una relazione clandestina col medico legale Maria Antonietta Malerba, fidanzata dell’allenatore dell’Asiago Hockey. Si sente spesso in colpa nei confronti delle figlie Monica e Agnese, anche se è stata la moglie a tradirlo per prima e a scegliere un altro compagno, il suo migliore amico. Ma non riesce a farne a meno, stanno così bene insieme da fargli sperare che per loro ci sia un futuro insieme. 

Dall’autopsia risulta che la mummia ha ricevuto un colpo di pistola alla nuca, esploso a distanza ravvicinata e che è morta dai tre ai cinque anni prima. 

Ernesto Costa è l’unico ad essere sparito in passato. Cosa strana è che nessuno si sia curato di denunciarne la scomparsa, neanche la moglie. 

Che possa essere lui?

In quel caso il killer potrebbe essere chiunque… Dati i suoi vizi, può trattarsi del marito di una sua amante, di qualcuno che gli doveva dei soldi vinti ai tavoli da gioco e non poteva restituirglieli o di qualcun altro cui lui doveva dei soldi.

Ravidà ha un’ottima reputazione, creatasi dopo aver risolto di recente il cold case delle sorelle Bedin, che per sette anni aveva tenuto quella pacifica comunità stretta nella morsa del sospetto e delle illazioni. Lui è diverso dagli altri…

“Vedere assonanze dove altri vedono incongruenze è una dote non comune.”

Ma cosa centrava Costa con i rifiuti pericolosi e la mala del Brenta?

Un giorno si presenta in ufficio l’ambientalista Angelica Benedini dicendo che qualcuno ha appeso un cappio al cancello di casa sua, una corda imbevuta di vernice rossa e con lo stesso colore ha scritto lungo il vialetto, a caratteri cubitali: “Farai una brutta fine”. Rivela che “tutto è cominciato da quando ho iniziato a interessarmi dell’inquinamento del bacino.”

E prima di ciò confessa che le hanno anche rigato la macchina. Sembra proprio che ce l’abbiano con lei..

Di pagina in pagina entriamo in punta di piedi nella vita privata di Gaetano. La sera, come la maggior parte delle sere lassù, è spesso alle prese con una cena solitaria, la lettura delle missive scritte durante la guerra da suo nonno alla giovane moglie o di qualche altro titolo acquistato in libreria. 

Sua moglie l’aveva lasciato per mettersi con il suo migliore amico e lui aveva reagito partendo e trasferendosi al Nord, lasciandole le figlie.

Nella stanza dell’archivio una notte si sviluppa un incendio. I vigili del fuoco scoprono però che in realtà esso è divampato nella casa attigua, di proprietà di Piovan, un ecologista che ha interrotto i lavori di esbosco post alluvione causando danni a molti. 

“Ma a un punto tale da essere disposto ad ammazzarlo?”

Checo Piovan viene infatti trovato morto carbonizzato nel suo letto e dall’autopsia risulta che la causa del decesso è stata l’inalazione del monossido di carbonio. Lui probabilmente non si è accorto di nulla perché molto ubriaco.

“Se non un coma etilico, qualcosa di molto simile.”

Il luogotenente e il procuratore Pazienza tenteranno di smontare tutto lo scenario e ricomporlo, ipotizzando insieme nuove e scivolose piste da battere. 

Qualche ora prima dell’incendio a casa di Piovan c’era Isidoro Volpato Zanotta, nipote del Costa scomparso, assieme ad altri per giocare a carte e far bisboccia. 

Quando Angelica scompare e viene anche lei ritrovata morta dopo un volo di trenta metri, è evidente che ad Asiago negli ultimi quindici giorni sia successo davvero di tutto… 

Le indagini vengono affidate completamente a Ravidà, ignorando i carabinieri di Vicenza e di Thiene. 

Egli procede ragionando ad alta voce e rivolgendo ad altri interrogativi retorici, cosicché i lettori possano seguire i suoi pensieri con agio.

Per quello che vediamo solo lui è in grado di risolvere questi tre delitti apparentemente staccati e scollegati tra loro cercando un punto di vista “diverso” e originale sui fatti.

Cosa può legare un omicidio di tre anni prima con due morti sospette capitate nel presente? 

Vari colpi di scena scoperchieranno un vaso di pandora di insospettabili situazioni presentate come un puzzle smontato in attesa di essere riunito.

Lo stile è semplice, lineare e scorrevole, condito da frasi di dialetto locale in corsivo. 

Ravidà, come dicevamo, è protagonista e viene caratterizzato da lunghe descrizioni e il quadro che ne traspare mostra un uomo sempre attento al pregiudizio del preconcetto, motivo per cui cerca di non essere mai superficiale. La sua mente procede nel silenzio mediante estemporanei semicerchi e repentine diagonali atti ad unire galassie di puntini sospesi e lontani. I fatti vengono narrati sempre dal suo punto di vista, a parte qualche breve intervento da parte di un narratore esterno.

Tra gli altri personaggi troviamo l’anziana Lilli, amante del luogo che sa tutto di tutti e che ci dona un tributo a Mario Rigoni Stern: le location di questo romanzo, come quelle del precedente indipendente della saga, devono molto a lui, antesignano di ogni ambientalismo.

Si staglia tra gli altri anche il procuratore Pazienza, emigrato pure lui dal sud al nord ma buongustaio dei piatti della sua terra cucinati in un ristorante del posto.

Viene dato molto spazio all’ambientazione, descritta ad esempio come silenziosa e quasi irreale all’alba o purificante nelle passeggiate durante il giorno. Traspare un amore puro per la natura di questi magnifici luoghi, complice la reale bellezza del posto. Ritengo che anche il contesto faccia parte dei personaggi, tanto è forte la considerazione che gli viene data anche da Ravidà stesso.

Ho trovato piacevole la citazione di un noto politico restio all’invecchiamento in paragone ad un personaggio con una particolare attaccatura dei capelli che vuole nascondere la regressione.

N.b. Precisiamo che luoghi e giornali esistono anche nella realtà.

Eleonora Ferrini

Le letture di Adso

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