Sale e sangria

Autore: Pietro De Viola

Editore: Oligo Editore

Genere: Romanzo di formazione

Data di pubblicazione: Febbraio 2021

Pagine: 335

Prezzo: 18€

Valutazione: 4,5/5

Michele, siciliano, 25 anni, fa domanda per andare in Erasmus a Barcellona, pur non sapendo una parola di spagnolo… Viene preso e il suo unico obiettivo, come tantissimi ragazzi che partono per questo viaggio di studio, è quello di divertirsi e portarsi a letto più ragazze possibile. Sei mesi di vita intensi che potrebbero lasciare un certo vuoto quando l’esperienza volgerà al termine…

Questo libro mi ha fatto pensare ad una psicanalista inglese, Melanie Klein. La sua teoria più nota prevede che il neonato, ma anche gli adulti, oscillino tra due posizioni particolari: la posizione schizoparanoica e quella depressiva. Nella prima gli oggetti relazionali vengono frammentati in oggetti buoni e oggetti cattivi (aspetto schizoide), il neonato è avido di elementi buoni (come il seno che dà nutrimento) e vuole distruggere gli oggetti cattivi, vissuti come aggressivi e persecutori (aspetto paranoico). Nella posizione depressiva invece il neonato capisce che oggetti buoni e oggetti cattivi non sono altro che le due facce della stessa medaglia e che, avendo attaccato gli oggetti cattivi, ha distrutto anche quelli buoni: da qui il senso di colpa e tutte le dinamiche depressive.

Perché vi parlo di psicoanalisi se il libro parla di uno spensierato viaggio in Erasmus?
Perché Michele vive questi sei mesi con tutta la foga e il desiderio di trascorrere un periodo indimenticabile: alcol, serate interminabili con gli amici, droghe leggere, passeggiate in una Barcellona da sogno e poi le ragazze, non molte per la verità, ma l’obiettivo era proprio quello di spassarsela anche in quest’ambito. Gli amici hanno i suoi stessi obiettivi e chi riesce a portarsene a letto tante è invidiato e rispettato.

“Leonardo, questo insopportabile figlio di papà, a sedici ore dall’arrivo a Barcellona – e senza contare i due giorni successivi – aveva già fatto più sesso di me nell’ultimo mese e mezzo. Mi sento bollire come l’acqua per la pasta, mi viene l’invidia copulis. È un’ingiustizia. Da quando sono qui non ho fatto altro che cercare e cercare e cercare. E ho dormito sempre da solo, se escludiamo il mio compagno di stanza gay che per fortuna è una persona a modo.”

Michele avrà una sola relazione (con Viola), quasi del tutto esclusiva, ma comunque sarà focalizzato soprattutto sull’aspetto sessuale, dimostrando di scindere il corpo di Viola (oggetto buono) dal suo cuore (oggetto cattivo che potrebbe interferire con i suoi obiettivi e alla base delle loro litigate). Durante tutta l’esperienza dell’Erasmus Michele vorrà prendersi le esperinze belle senza pensare al coinvolgimento e all’approfondire aspetti che sa di doversi lasciare alle spalle molto presto… Anche le amicizie, le nottate, gli eccessi sono visti nella loro immediatezza, come se fosse questo il “nutrimento” giusto…

Poi arriva il rientro a casa con i suoi bilanci e il senso di lutto (e di depressione) per tutti coloro che hanno vissuto un’esperienza così intensa sensa riuscire ad integrarla davvero nelle proprie vite… Forse ciò che si è giudicato troppo velocemente come buono o cattivo meritava un’attenzione maggiore. Così le emozioni, nella seconda parte del libro, sono di tutt’altro genere.

A fare da collante a tutta la storia un personaggio quasi leggendario: un anarchico rivoluzionario che ha messo a repentaglio la sua vita negli anni del franchismo, Celestino Flores. Michele, come unico impegno a Barcellona, deve intervistare Celestino per passare il solo esame che può sostenere durante l’Erasmus: Celestino però, ad ogni incontro, troverà il modo di parlare d’altro e di non affrontare mai quegli anni drammatici. Una figura, quella dell’anarchico spagnolo, che saprà sconvolgere più volte il giovane Michele.

“Cerco di frenare la sua loquacità da due mesi ormai. Perché lui parla di ogni argomento tranne di ciò che serve alla mia tesina. […] Aprile è passtao, ci stiamo avvicinando alla data limite per la consegna della mia tesina, una certa inquietudine si sta facendo strada in me già da qualche giorno”.

La scrittura scorre con picere, gli eventi e le esperienze si susseguono a ritmi veloci. Nella prima parte il racconto è leggero e ironico.
Non sempre apprezzeremo il protagonista e il suo approccio alla vita ma è giovane e vuole vivere appieno questa esperienza.
Il libro poi avrà una virata improvvisa, al termine del periodo di Erasmus, e rimettere insieme i pezzi non sarà facile. Del resto, come ci insegna Melanie Klein, l’unico modo per superare la posizione depressiva è quello di integrare gli oggetti buoni e quelli cattivi, ammesso che sia ancora possibile…

Le letture di Adso

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