L’albero dello zenzero

Autore: Oswald Wynd

Editore: Garzanti

Data di pubblicazione: 10 giugno 2021

Pagine: 368

Costo: 18 euro

Valutazione: 4/5

“L’albero dello zenzero” e’ il romanzo di maggior successo dello scrittore Oscar Wynd, pubblicato nel 1977 e riscoperto e tradotto per la prima volta in italiano dalla casa editrice Garzanti.
Il romanzo narra le vicende di Mary Mackenzie, una giovane donna che, agli inizi del secolo scorso, intraprende un lungo viaggio che dalla Scozia la portera’ in Cina per incontrare il suo promesso sposo Richiard.

“Perchè dobbiamo prendere certe terribili decisioni per la vita quando siamo troppo giovani per capire cosa stiamo facendo? Poi ci appendiamo al collo i grossolani errori comessi e lì restano per sempre.”

Purtoppo ben presto si rende conto che non potra’ essere felice con quest’uomo, il quale, nonostante sia di bell’aspetto, si rivela freddo e distaccato e dedito quasi esclusivamente ai suoi affari, cosicche’ Mary si ritrovera’ sola come non mai.

“Suppongo che anche altre persone abbiano saltato la luna di miele, come noi, e siano andate dirette a casa propria in una città dell’Estremo Oriente, situata così lontano dal resto della comunità straniera che gli amici non possono nemmeno passare a fare un saluto. Inoltre, probabilmente hanno pensato tutti fosse meglio lasciarci un po’ da soli, anche se avrei preferito di no.”

“A Richard non piace vedermi in giro a colazione, dunque Yao mi porta il vassoio in camera. Abbiamo già trovato il sistema per evitare di incontrarci prima che lui vada alla legazione, anche se a volte ciò mi crea problemi, per esempio se esce più tardi del solito e passa troppo tempo in bagno.”

Neppure la nascita della loro prima loro figlia, Jane, riuscira’ a colmare il profondo divario tra i due coniugi, che anzi si acuira’ ancor di piu’ durante una vacanza presso le rigogliose Montagne Occidentali: occasione in cui Mary conosce un bel samurai, discendente da una nobile famiglia giapponese, con il quale intreprende una relazione amorosa.

“Ci sono andata, che Dio mi perdoni. Non ho scuse per il mio comportamento. «Tutto bene, tutto bene?» continuava a ripetermi in tono interrogativo. Non gli ho risposto, ma avrei voluto. L’unica cosa a cui riesco a pensare in questa follia che sto vivendo è il suo corpo.”

La scoperta del tradimento da parte di Richiard avra’ delle pesanti ripercussioni sulla vita di Mary, che sara’ mandata via dalla Cina e si ritrovera’ a vivere in Giappone, dove dara’ alla luce Tomo, il figlio del peccato.

“Mi ci ha messo Kentaro su questa nave, l’ultimo atto del suo incrollabile senso del dovere verso una donna con cui aveva concepito un figlio su una collina cinese trentasette anni fa. Nella sua ottica, tutto quello che ha fatto per me e a me era inevitabile, anche se penso che, dopo avere riflettuto sulla questione attentamente come aveva fatto con quella proposta di matrimonio, avrebbe potuto dirmi di Tomo. Passato tutto questo tempo, sarebbe andato sul sicuro, la vita di nostro figlio ormai organizzata e lontana da entrambi, ma il conte Kurihama si prende i propri rischi solo in ambito militare.”

Qui la giovane, nonostante le innumerevoli avversita’ che si trovera’ ad affrontare, i pregiudizi e la negazione di una serie di diritti in quanto donna, riuscira’ con le sue forze a crearsi una carriera e raggiungere un incario increbile per quei tempi, in un paese sconvolto dalle catastrofi naturali e dalla guerra.

“La valigia piu’ pesante l’ho portata giu’ io dalle scale, meno ripide del solito in una casa giapponese, mentre Toba ha preso l’altra: allora mi e’ tornato in mente quello che aveva detto Peter sul fatto che non servissero bauli ingombranti nel viaggio della vita. Stavolta ero obbligata a seguire il suo consiglio perche’, qualsiasi cosa mi riservasse il futuro, non avrei avuto il conforto del grosso bagaglio di esperienze accumulate negli anni perduti, non fosse altro perche’ tante di esse non mi sarebbero servite a nulla vivendo in Occidente”

Il romanzo copre un arco temporale molto interessante dal punto di vista storico, che va dai primi del ‘900 fino al 1942; peraltro non e’ questo il fulcro della narrazione.
La vicenda e’ concentrata piuttosto sulla vita di Mary, una giovane donna che, attraverso varie vicissitudini, viene catapultata in un mondo affascinante ma completamente diverso da quello cui e’ abituata e che conosce.

“A volte, di notte, su questa nave scriocchiolante avverto la sensazione di essere lontanissa da tutto e di non poter contare sull’aiuto di nessuno, al punto da chiedermi se sara’ cosi’ anche dopo il matrimonio. Forse sono pensieri comuni di chi viaggia , perche’ si rimane scombussolati e poi non si ha altro con se’ che un baule e due scatole. Forse, quando mi ritrovero’ di nuovo in mezzo a facce che poi vedro’ ogni giorno e per molto tempo, mi sentiro’ meglio.”

Mary e’ un esempio di resilienza: una donna forte e coraggiosa che e’ riuscita a risorgere e germogliare nonostante le avversita’ che si e’ trovata a dover affrontare, cosi’ come sono riusciti ad attecchire quei piccoli semi dell’albero dello zenzero nel suo giardino a seguito della catastrofe che ha colpito la sua casa.

“La pianta di zenzero, che è di nuovo cresciuta parecchio, resta la caparbia straniera di sempre.”

Una donna che pagina dopo pagina ci dimostrera’ come sia necessario lottare con forza e tenacia per trovare il proprio spazio nel mondo e per realizzare i propri sogni.

“Devo ammetterlo, un po’ di affascina l’idea che gli errori commessi nella vita, oppure il fatto di averla apparentemente sprecata, non costituiscano nulla di definitivo ma che si possa approfittarne quando si torna sulla Terra nella vita successsiva e, grazie all’istinto affinato in quella precedente, porvi rimedio.”

Anche se a tratti, a mio avviso, puo’ risultare un personaggio piuttosto ambiguo: nonostante si presenti come una donna forte e tenace, in alcune situazioni assume atteggiamenti completamente opposti e la ritroviamo in balia delle decisioni degli uomini della sua vita, non solo del marito, ma anche dell’amante e del datore di lavoro.
“L’albero dello zenzero” e’ un romanzo che ci trasporta in una dimensione e in un epoca lontana.
Da un lato l’autore, con una scrittura potente ed elegante, tenta di trasmetterci quelle che sono le sensazioni e le emozioni dei protagonisti; dall’altro, attraverso descrizioni precise e puntuali, ci fa conoscere eventi storici e aspetti della cultura della Cina e del Giappone, ci illustra gli usi e i costumi di una realta’ e di una cultura, quella giapponese, ai noi molto lontana e per di piu’ sconosciuta, nonche’ aspetti della vita delle donne in quegli anni e le regole da seguire di fronte ai membri della famiglia imperiale.

“Ho imparato molte cose sugli inchini giapponesi. Ci si potrebbe scrivere un libro su quest’arte, soggetta a regole più ferree delle composizioni floreali. Ci sono inchini riservati ai propri pari, diversi a seconda delle circostanze dell’incontro, e a un superiore, ai domestici, ai negozianti, perfino ai conducenti dei tram; ci sono inchini di un uomo a una donna, sempre appena accennati, e inchini di una donna a un uomo, sempre molto accentuati, oltre a un vasto assortimento di inchini da donna a donna, un vero e proprio linguaggio codificato.”

Nonostante la trama risulti interessante, altrettanto non posso dire per lo stile di scrittura che ho trovato piuttosto piatto e monocorde: la vicenda, infatti, si sviluppa quasi esclusivamente attraverso le pagine del diario personale della protagonista e le lettere che la stessa scrive alla madre.
La protagonista Mary Mackenzie affida alle pagine del diario personale quelli che sono i suoi pensieri, finche’ lo stesso non diventa un compagno di viaggio con cui confidarsi e un mezzo attraverso il quale elaborare cio’ che sta vivendo. Ne consegue che il romanzo si riduce ad una narrazione di eventi priva di dialoghi: il che priva alcune scene del peso e del pathos che avrebbero potuto trasmettere se fossero state rese in maniera diversa.

“In questo preciso istante ho deciso che, nonostante glielo avessi promesso, non devo mandare il mio diario alla mamma. Fin da Porto Said mi sono ritrovata ad avere la voglia di scrivere cose che lei non deve sapere. Ho sentito dire che a est di Suez la gente cambia, e forse è proprio ciò che sta succedendo a me. ”

Sorprendente il finale, che da’ senso alle pagine precedenti permettendo al lettore di comprendere tante scelte dei protagonisti che apparentemente ci erano parse prive di senso.

Alessandra Verrucci

Le letture di Adso

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