Basta un caffè per essere felici

Autore: Toshikazu Kawaguchi

Editore: Garzanti

Genere: Narrativa straniera

Data di pubblicazione: 14 gennaio 2021

Pagine: 176 p., brossura

Prezzo: €. 15,20

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Valutazione: 4/5

“Basta un caffè per essere felici” è il seguito di uno dei libri più letti nel 2020, “Finchè il caffè è caldo”.

Il romanzo è ambientato a Tokyo, in una leggendaria caffetteria che consente alle persone di viaggiare nel tempo. Dalla stazione di Jimbocho, nel centro della città, bisogna camminare pochi minuti finchè non ci si imbatte nell’insegna del caffè Funiculì Funiculà, e in fondo alle scale, ci si ritrova nei sotterranei di fronte a una porta decorata con incisioni, varcata la quale basta accomodarsi su una certa sedia e ordinare un caffè per intraprendere un viaggio nel tempo.

“Molti clienti sentivano la leggenda attorno al locale ed entravano spinti dalla curiosità”.

“Ma per tornare nel passato bisogna seguire delle regole molto irritanti”.

Le più importanti sono quelle secondo cui “qualunque cosa si faccia quando si è nel passato, non si può cambiare il presente” e “il tempo che si può trascorrere nel passato comincia quando il caffè viene versato nella tazza, e dura finchè il caffè è caldo”. Il personale del caffè le conferma ma le regole sono così rigide ed irritanti che in tanti hanno rinunciato.

“Se non si può cambiare niente che senso ha tornare nel passato?”.

Soltanto pochi sono coloro che decidono di sfidare il destino e di affrontare in maniera diversa il passato, anche se non cambierà nulla di ciò che è stato e quindi del presente. Fra queste c’è un uomo che torna nel passato per ritrovare un vecchio amico prima della sua morte, un figlio che vuole vedere per l’ultima volta la madre scomparsa, un detective che vuole consegnare alla moglie il regalo di compleanno che non le ha mai potuto dare, un uomo che pur di non far soffrire la fidanzata le ha nascosto una dolorosa verità. Ognuno di loro ha il proprio passato e il proprio presente, ma le loro esistenze sono accomunate dal fatto di essere storie di sofferenza, di lutto, di segreti e di rimorsi.

“Ho vissuto tutta la vita senza il coraggio di dire la verità per paura di perdere la mia felicità”.

E dal fatto che ciascuno dei protagonisti ha bisogno di affrontare il passato per fare pace con esso e per poter andare avanti e guardare al futuro con maggiore serenità e speranza.

“Negli ultimi trent’anni quarantuno persone si sono sedute su quella sedia e hanno viaggiato nel tempo. Ognuno aveva una ragione importante per farlo”.

Il titolo del romanzo svela il senso del viaggio: anche se non ci è consentito di cambiare il corso degli eventi, possiamo comunque cambiare, trovare una certa serenità e appagare il bisogno di fare pace con noi stessi e con quanto successo.

“Le indicava una strada per cambiare il modo di interpretare il dolore che stava provando”.

Come la primavera inizia a farsi largo nelle pieghe dell’inverno senza segnali visibili o un tempo determinato, così anche nel dolore dei protagonisti si fa largo inconsapevolmente una piega di speranza, dalla quale far confluire la vita.

“Sentendolo parlare così, ad Asami mancò quasi il fiato. La profonda disperazione che le gravava sul cuore cominciò a dissiparsi, e ogni cosa le parve più chiara. -Cercando di essere felice, posso dare senso alla vita del mio bambino-…. Incapace di trattenere le lacrime. Guardò il cielo e gemette forte. Erano lacrime più di gioia che di tristezza, perché finalmente aveva trovato il modo di uscire dal pozzo senza fondo e provare di nuovo qualcosa di simile alla felicità”.

Il passato gioca un ruolo fondamentale nella nostra vita, ma è estremamente importante godere del presente: anche se la storia vissuta non si può cambiare, il regalo più bello che possiamo fare a chi non c’è più è vivere al meglio la nostra vita attuale.

“Il lutto fa parte della vita, e i gesti a esso collegati sono un modo per non dimenticare”.

I protagonisti vengono inquadrati fin dall’inizio, con pochi e semplici tratti; poi sono loro stessi a presentarsi al lettore, raccontando ogni più intimo particolare della loro vita. Anche il personale della caffetteria svolge un ruolo importante per tutti i viaggiatori. Le vicende della cameriera Kazu, di Nagare e sua figlia si intrecciano con quelle dei protagonisti, finchè alla fine si ricompone un quadro unitario, in cui viene dato un senso alla loro presenza all’interno del locale. Poi c’è la donna fantasma, colei che occupa sempre l’unica sedia che permette di viaggiare nel tempo.

Quanto alle ambientazioni, si viene catapultati in Oriente, tra ambienti che uniscono innovazione e tradizione, comunque altamente suggestivi e che sono lo specchio di una cultura a noi lontana. La vicenda si svolge unicamente all’interno della caffetteria, con le luci soffuse, il campanello sopra la porta che suona ad indicare l’ingresso di un nuovo viaggiatore, il sapore intenso del caffè che aleggia nell’aria. Nelle descrizioni si avverte l’impronta teatrale data dalla principale professione dell’autore: alcune scene si leggono proprio come potrebbero essere rappresentate in teatro.

“Notò la luce bassa e seppiata delle lampade con il paralume, la pala da soffitto che ruotava lentamente, i grandi orologi da parete che indicavano tutti ore diverse, e la donna in abito bianco che leggeva un romanza in un angolo della sala”.

Il ritmo nel complesso è un po’ lento, pacato, in linea con la cultura giapponese. Lo stile di scrittura è semplice e al tempo stesso altamente emotivo. Le storie narrate sono molto intime e il linguaggio è dolce e scorrevole, tranne che per la continua ripetizione dei nomi giapponesi dei personaggi. Molto significativo il finale.

“Le stagioni scorrono in un ciclo continuo. Anche la vita attraversa inverni difficili. Ma dopo ogni inverno, torna sempre la primavera. Qui era appena arrivata”.

Alessandra Verrucci

Le letture di Adso

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