Susanna e gli orchi

Autori: Mariella Ottino e Silvio Conte

Illustrazioni: David Rodriguez

Editore: Albe Edizioni

Genere: Narrativa

Età consigliata: dagli 11 anni in su

Data di pubblicazione: novembre 2018

Pagine: 191

Prezzo: 13,50€

Valutazione: 5/5

“Susanna e gli orchi” è un libro delicato e terribile insieme: c’è la dolcezza e l’amore di due genitori che tentano in tutti i modi di salvare la propria figlia e l’affetto e la collaborazione di tutti gli adulti che vivono la stessa condizione e che vedono in Susanna la figlia che ormai non hanno più; ma c’è anche il dolore più grande che abbia mai conosciuto la storia dell’umanità nel ‘900.
Susanna è la figlia di una coppia di ebrei deportati in un campo di concentramento in Romania. Come lei molti altri bambini vengono prelevati insieme ai loro genitori ma Susanna è l’unica che si salva: tutti gli altri vengono “eliminati” prima di far salire gli adulti sul treno che li porterà al campo di concentramento. Inftti, in uno dei tanti passaggi emozionanti del libro, Susanna viene nascosta in un lungo cappotto dal padre e riesce a salire sul treno.
Anche nella baracca quarantuno deve nascondersi tutto il giorno: per lei viene scavata una buca nel terreno che viene poi ricoperta da assi di legno. Il padre le dice di non fidarsi dei soldati, hanno volti umani ma sono orchi.
Susanna, nel suo buco, incontra un mondo fatto di insetti e piccoli animali, tutti al servizio del Principe Şobolan, un principe-topo che compare quando lei ne ha più bisogno.
Nasconderla e farla sopravvivere a quella ferocia disumana diventa per tutti i prigionieri un atto di speranza e di ribellione. Tutti la proteggono e mettono a rischio la propria vita.
Tante sono le scene toccanti, così come molti sono i personaggi che ci aiutano a comprendere meglio quello che è successo in quegli anni terribili. Comprendere forse non è la parola giusta, non si può veramente comprendere il nazismo e la Shoah ma il libro ci prova, anche attraverso i ricordi della madre di Susanna:

Era mai possibile che qualcuno potesse credere a quelle farneticazioni? Forse quegli spettatori avevano paura. Ma forse no, semplicemente si sentivano al sicuro perché se i tedeschi se la prendevano con gli ebrei avrebbero lasciato in pace loro… Incoscienti pazzi! A meno che… Un altro pensiero mi folgorò: forse erano contenti perché potevano occupare le nostre case, impadronirsi delle nostre ricchezze…”

Il libro alterna tre situazioni differenti: il racconto della prigionia, le fantasie di Susanna e gli ultimi momenti di vita della madre di Susanna, 23 anni dopo, in ospedale. In quest’ultimo contesto Susanna ascolta i ricordi di sua madre e riscopre la sua infanzia, quasi totalmente rimossa.
Un racconto liberamente adattato sulla base della storia realmente accaduta a Susanne Raweh.
Un libro, già vincitore del Premio Asti d’appello, pensato per i ragazzi ma che anche tutti gli adulti dovrebbe leggere: per non dimenticare, per non ripetere, per difendere l’umanità.

Le letture di Adso

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