La parte variabile del discorso

Autore: Valerio De Angelis

Casa Editrice: Kimerik

Genere: Narrativa contemporanea

Data di pubblicazione: agosto 2020

Pagine: 176

Prezzo: €. 13,30

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Valutazione: 4/5

Il libro narra le vicende di X, un ragazzo orfano cresciuto come un figlio dallo zio, alla morte del quale si trova ad affrontare un’amara realtà: gli sarà negata l’eredità, a meno che non accetti di sottoporsi ad una sfida. Sfida che lo porterà a mettersi in viaggio, ad incontrare personaggi più o meno stravaganti, insomma a mettersi in gioco per cercare di cogliere il vero e profondo significato della propria esistenza e per scoprire quei valori e quegli ideali che finora non ha mai contemplato essendo cresciuto tra notevoli agi e continui vizi.

“Per una clausola messa nel lascito tutto si potrà mettere in discussione. Per far si che questo avvenga dovrai partire per almeno otto mesi, conoscere persone e intraprendere una vita nelle tue possibilità di disoccupato laureando in fancazzismo e nullatenente. Alla fine degli otto mesi G ti raggiungerà ovunque tu sia per farti qualche domanda e per sapere che tipo di legami hai allacciato”.

Si tratta di un gesto d’amore da parte dello zio, che però X, data la sua indole arrogante ed orgogliosa, non comprende; anzi tenta di ribellarsi, di impugnare il testamento; ma alla fine, suo malgrado, sarà costretto ad arrendersi alla propria sorte.

“Era deluso, distrutto, incazzatissimo nei confronti dello zio che lo aveva lasciato senza un soldo”.

Nonostante la rabbia e pieno di insicurezze, X si decide ad intraprendere il viaggio.

“Si sentiva impaurito come un bambino al suo primo giorno di scuola, deciso come un padre a colloquio dal preside per giustificare il proprio figlio e impacciato neanche fosse un ladro al suo primo giorno di attività”.

All’inizio dell’avventura incontra un giovane coetaneo, un po’ stravagante e fuori dagli schemi, ed X non esita ad inquadrarlo nei suoi preconcetti schemi mentali, a giudicarlo malamente e a catalogarlo negativamente.

“X lo reputava un matto completo dal quale voleva prendere le distanze. …nella mente di X era soltanto uno squilibrato”.

Ma al contempo ne è profondamente attratto: l’estraneo, infatti, con la sua filosofia di vita, con la sua naturalezza e spontaneità, colpisce X, che si ritrova schiavo del tipico turbine tra emotività e razionalità e finisce con l’accoglierlo nella propria auto come compagno di viaggio.

“Chilometro dopo chilometro riprendeva lucidità e non si capacitava della scelta fatta: prendere quel compagno di viaggio sporco, logoro, che aveva certamente una fedina penale lunga metri, che si tolse le scarpe, prendeva appunti su un quadernino con quelle copertine di finta pelle comprata in una cartoleria gestita da cinesi, e di tanto in tanto scattava foto con una macchinetta professionale che tirava fuori dalla sua sporta, ottenuta ovviamente rubando in qualche stazione o scippando qualche turista straniero”.

I due intraprendono un viaggio del tutto peculiare, in cui non c’è una meta vera e propria, in cui i luoghi sono lasciati volutamente indefiniti.

“La località in cui il caso li fece posteggiare non era indicata su mappe, cartine, né tantomeno sul navigatore”.

Infatti “Erano in cerca di persone, non di luoghi”. Si tratta di un viaggio che è un percorso interiore del protagonista, che lo porterà a subire una vera e profonda catarsi, che lo porterà ad abbandonare la sua precedente visione dell’esistenza per cominciare finalmente a vivere. Se infatti all’inizio del libro il protagonista ha una certa visione di sé:

“Lui era ricco, o almeno chi si occupava di lui era ricco, frequentava persone ricche, usciva con ragazze ricche o che comunque mettevano i soldi davanti a ogni cosa, persino alla loro dignità, dando la possibilità a quelli con i soldi di calpestargliela. Era tutto acquistabile. Persino le amicizie non erano incentrate sull’affetto ma sull’ostentazione”.

Alla fine del percorso, e quindi al termine del suo viaggio, X riconosce che “ora stava iniziando veramente a vivere”. Nella sua redenzione il protagonista è affiancato da una serie di personaggi, alcuni eccentrici ed insoliti, altri totalmente ordinari, tutti accomunati però da un’unica caratteristica: l’essere la loro identità volutamente celata dietro una lettera dell’alfabeto, ad indicare che non è un nome a fare una persona, ma piuttosto le sue scelte di vita e la sua condotta.

“A volte capita che i nomi si associano a qualcosa o a qualcuno che ci ricorda cose pessime… A mio avviso i nomi alle persone dovrebbero essere dati da grandi, quando questi hanno avuto modo di dimostrare che persone sono”.

Attraverso la caratterizzazione dei personaggi, specie di quelli secondari, e la strumentalizzazione delle loro vicissitudini, l’autore affronta altresì una serie di tematiche profonde, quali il pregiudizio verso il diverso, la corruzione in politica e nella giustizia, le disparità e le disuguaglianze sociali, lasciando trasparire il proprio punto di vista e inducendo il lettore a riflettere e a prendere a sua volta posizione.

Gli avvenimenti si susseguono con un ritmo estremamente scorrevole, anche grazie alla narrazione in prima persona e al linguaggio semplice e ricco di dialoghi che stimolano e catturano la curiosità del lettore. La trama è molto originale ed avvincente fino ad un finale inaspettato.

Alessandra Verrucci

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