Autore: Alberto Amorelli
Editore: Clown Bianco
Pagine: 277
Prezzo: 16,50€
Valutazione: 4/5
La questura di Ferrara, implicata nell’indagine, è guidata dall’ispettore De Martino con la sua squadra dei Gatti Neri, chiamati cosi perchè in passato hanno risolto un caso spinoso e in dono ognuno di loro ha avuto un cucciolo di gatto nero. Il team è affiatato tanto da sembrare un gruppo di amici e si trova ad indagare sulla morte di tre ragazzi appena usciti da un noto locale della città, prima che potessero portare a termine il loro disegno: violentare una ragazza che rientrava a casa.
Ma chi è l’assassino? E perchè ha ucciso? E’ un giustiziere o qualcuno che aveva già deciso il triplice omicidio?
Si intravede ad un certo punto la soluzione del thriller ma nonostante ciò la lettura resta piacevole: in questa storia è di secondaria importanza sapere chi ha ucciso. Più interessante è capire i tratti psicologici e umani che stanno dietro alla storia… e allora scopriamo che l’assassino e l’ispettore, due uomini diametralmente diversi, hanno tanto in comune: entrambi hanno perso se stessi nella ricerca della giustizia. Una giustizia che ha abbandonato i suoi precisi contorni per diventare pura vendetta…
Ma la giustizia non si presta a interessi personali, la giustizia non può essere quella del Cuelebre, il mostro della mitologia delle Asturie che custodisce un tesoro immane e inoltre rapisce le xanas, le fate, e si fa giustizia da sè: così la giustizia perde la dimensione di legge che regola la vita sociale.
L’uomo faticosamente nel corso di millenni ha abbandonato la filosofia dell’homo homini lupus di hobbesiana memoria, superando quel diritto considerato quasi naturale della vendetta e niente e nessuno potrà portarci indietro allo stato di natura ipotizzato come la legge del più forte.
Un pensiero su “La giustizia del Cuelebre”