Tutto torna

Autore: Leonardo Palmisano

Editore: Fandango libri

Genere: Noir

Data di pubblicazione: Maggio 2018

Pagine: 225

Prezzo: 16,50€

Valutazione: 4,5/5

“Tutto torna” è il primo libro che ha come protagonista il bandito Mazzacani: l’autore inaugura così una serie che vede sapientemente mischiati elementi della criminalità organizzata pugliese con elementi romanzati. Palmisano ci porta nella sua Puglia e ci dà un noir di tutto rispetto con una storia dura e crudele che non lascia spazio a nessun sentimento di pietà.

I personaggi principali sono brutti e cattivi: la figura del procuratore Teresa Buonamica, che indaga sul rapimento della piccola Maria (nipote del boss Nino De Guido) avrebbe potuto avere connotazioni positive ma così non è. Anch’essa infatti, visti i compromessi con gli intrighi di stampo mafioso, non riesce a portarci dalla sua parte.

Chi legge si ritrova a cercare un personaggio positivo, per il quale fare il tifo, e sembra di poterlo scovare nel commissario Curiale ma poi vengono fuori i legami malavitosi e i doppi giochi a livello locale e nazionali, azioni che lo hanno portato ad essere il personaggio pubblico che è.

Nemmeno Carlo Mazzacani, bandito sui generis, il cui clan è stato massacrato tre anni prima perché non si è voluto sottomettere alla Sagra Corona e che vive sotto la protezione del commissario Curiale, può essere il personaggio positivo. Nè lo è il suo braccio destro Luigi Mascione, ex pugile e anche egli sotto protezione.

Anche se l’azione gira intorno ai questi due personaggi, chi legge ha bisogno di mantenere una certa distanza per non rimanere intrappolato dal loro fare, dalla loro personalità: rimangono pur sempre brutti e cattivi e con loro nessun avvicinamento è possibile.

Men che mai, del resto, si può empatizzare con gli altri personaggi: un altro esempio è il mammasantissima Nino De Guido, boss d’altri tempi, che gestisce lo spaccio di droga sul territorio insieme alla cosca napoletana e che chiede aiuto a Mazzacane per il rapimento della piccola Maria. Lui non sa chi è stato a rapirla né tantomeno può rivolgersi alla legge per denunciarne la scomparsa, vista la su condizione di fuorilegge.

Mazzacane è costretto ad accettare l’incarico e inizia la sua ricerca. La piccola Maria è l’unica erede del vecchio boss e tante sono le ipotesi del sequestro. Le pagine che ci raccontano del sequestro sono qualcosa di terribile. La bambina patisce un dolore insopportabile che le afferra l’anima e la trascina sempre più giù. Mazzacane cerca, attraverso i suoi canali, di scoprire il luogo del sequestro: la ricerca lo porta a Taranto per parlare con il boss Elia Colucci. Quando entra a Taranto percepiamo anche noi il fetore della gomma bruciata e la polvere ferrosa che arrugginisce ogni cosa. Veniamo a sapere che la criminalità pugliese ha i suoi legami con la ‘ndragheta calabrese della costa jonica e che ha messo gli occhi su quel territorio dove già si aggirano gli interessi della mafia albanese e della camorra.

Inoltre ci sono anche gli interessi dei politici locali e nazionali che si mescolano e si stringono alle attività mafiose.

Certo Palmisano non ha dimenticato niente. Ha messo tanta roba in questo noir, forse troppa… Anche il ritmo del romanzo è implacabile e ci porta, attraverso pagine serrate, verso un finale non scontato. L’uso abbondante del dialetto infine sta lì per non farci dimenticare chi abbiamo di fronte, oltre a dare maggiore autenticità allo storia.

Le letture di Adso

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