Recensione “Prima che tu venga al mondo”

Autore: Massimo Gramellini

Editore: Solferino

Genere: Autobiografia

Data di pubblicazione: 2019

Pagine: 81

Prezzo: 16 €

Valutazione: 5/5

E’ il racconto dell’attesa di 9 mesi di gravidanza suddivisa in altrettanti brevi capitoli che formano un monologo con il figlio che verrà. E’ un testo insolito  perchè l’autore del monologo è un uomo che si interroga su se stesso, su quello che vorrà e potrà essere. E’ una rarità in quanto siamo abituati a questo genere di racconti, ma al femminile. E’ la testimonianza di una trasformazione e di una attesa che culminerà nella nascita del piccolo Tommaso,  ma, anche di una figura paterna consapevole. Non è di certo un elenco di un dover essere edulcorato e melenso: da subito siamo immersi in un’aria di trepidazioni, di sensazioni, di paure che avvolgono l’autore già all’indomani della notizia “siamo incinti”.

L’autore è ormai più che cinquantenne, un’età in cui solitamente non si pensa più a fare figli. Comincia a interrogarsi sul perchè non sia già padre e allora ripercorre la sua storia personale, il suo rapporto con la madre ma soprattutto con il padre e capisce che “non volevo diventare padre nel timore che avrei smesso di essere figlio”. E da questa presa di coscienza inizia una trasformazione e si apre ai cambiamenti che, giocoforza, è consapevole che avverranno.

E’ un racconto delicato, scritto con uno stile semplice e piacevole che si fa leggere tutto di un fiato ma non per  questo banale, anzi è ricco di momenti profondi sui quali riflettere.

Anche se il libro parla della nascita del figlio, il vero protagonista non è il figlio che verrà ma il padre che inizia appunto un cammino di riflessioni che lo porteranno verso la condizione di padre. E da qui i proponimenti ma anche le aspettative che inevitabilmente porta la paternità. Tra i primi c’è la chiarezza di non voler essere un padre come è stato il suo. Tra i secondi intense ed emozionanti sono le pagine in cui si augura che suo figlio “sarà un uomo nuovo, un maschio evoluto, un maschio femmina, deciso ma evoluto, profondo ma leggero, roccia ma poeta. Che dà grande sappia reggere il distacco senza diventare un persecutore ma nemmeno una vittima”. Parole che danno il la anche a noi e ci fanno riflettere sulla nascita di un “uomo nuovo” che stenta a venire fuori. Anni di femminismo hanno portato una rivoluzione a metà perchè quella spinta che doveva arrivare al mondo maschile stenta a farsi strada ancora oggi nel XXI secolo. Ancora nel suo testamento spirituale, Gramellini mette in guardia suo figlio dall’inseguire la competitività che non guarda in faccia a nessuno, ma di inseguire una competitività con se stesso.

Sottraiti al gioco della competizione e galoppa verso territori inesplorati. Non fare meglio quello che gli altri hanno fatto. Prova a fare meglio quello che puoi e che nessuno ha mai fatto

Come non fare nostre queste parole? Altri punti mi hanno emozionato, non ultimo quando l’autore decide di riempire un baule che potrà essere aperto solo quando suo figlio avrà 14 anni. Il baule non conterrà beni ma sarà prezioso quanto non mai perchè porterà il figlio a riconoscere i gesti d’amore che “hanno un alfabeto tutto loro”: momento assolutamente struggente.

Un libro da leggere per la profondità del pensiero che si snoda tra certezze e incertezze, dubbi e proponimenti che contribuiranno all’assunzione di un ruolo, quello di padre, con passione e responsabilità.

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