Autore: Jean Paul Picaper
Editore: Newton Compton Editori
Collana: I volti della storia
Genere: Saggio storico
Data di pubblicazione: febbraio 2019
Pagine: 403
Valutazione: 4,5/5
Lo scrittore Jean Paul Picaper ha scritto diversi libri sulla II guerra mondiale e sulla guerra fredda, nel suo ultimo lavoro”Nazisti in fuga” affronta, a distanza di 75 anni della fine del nazismo, il tema della fuga dei nazisti all’indomani del 30 aprile 1945 quando Hitler si suicidò prima con il cianuro e poi con un colpo di pistola nel bunker di Berlino.
Il saggio è denso di avvenimenti storici, a tratti risulta difficile seguirne pienamente lo svolgimento ma merita tutta la nostra attenzione. L’incipit ha una domanda a cui nessuna risposta potrà mai forse rivelarsi esaustiva. Perchè Hitler, che era una persona mediocre e schizzofrenica, è riuscito a tenere in mano le redini del popolo tedesco? L’autore trova una corrispondenza tra il nazionalismo della borghesia tedesca e il piano di Hitler, ma non solo. Il nazismo non può essere spiegato solo nel quadro di una fatale tendenza radicata nella storia remota della Germania, ma anche come la risultante di una concatenazione di cause che tutte insieme resero possibile l’ascesa di Hitler. Cause note ed analizzate dagli storici ma che dovranno essere al centro di ulteriori studi.
Ma non è solo questo l’interrogativo che si pone l’autore. Egli si chiede come sia stato possibile che tanti nazisti non abbiano pagato per i crimini commessi. Attraverso una lunga ricerca degli archivi della Stasi e quella della Germania Federale indaga sulle fughe dei nazisti che non seguirono l’ordine di Hitler: quello di suicidarsi, ma, cercarono di scappare dall’Europa. Seguiranno l’ordine di Hitler Eva Braun, Himmler, Goring e Goebbels. Molti di loro scelgono il Sud America come Brunner, Eichman, Barbie, Mengale ma anche l’Egitto, la Siria. La loro fuga fu favorita dalla guerra fredda ma anche dalla Chiesa cattolica che organizzò una efficiente rete clandestina chiamata “Odessa”. Altri finirono i loro giorni in tarda età e nei loro letti. Il numero di coloro che hanno pagato per i crimini di guerra è irrisorio.
A Norimberga, città simbolo del nazismo perchè qui ci fu un celebre congresso nazionalsocialista in cui Hitler e Goring proclamarono le leggi razziali “per la protezione del sangue e dell’onore tedesco”, si svolse lo storico processo ai dirigenti nazisti coinvolti nella guerra e nello sterminio degli Ebrei. Solo 22 accusati appartenenti alle più alte cariche della vita sociale, politica, economica e militare del Terzo Reich però vennero condannati e nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 1946 furono eseguite le sentenze; tranne quella di Goring che era riuscita ad avvelenarsi con una fialetta di cianuro che un ufficiale tedesco gli aveva passato con una stretta di mano.
La storia complessa di quegli anni ci insegna che bisogna stare sempre in guardia dai fantasmi dell’antisemitismo che mai come in questi ultimi anni avanza nella società civile sotto le vesti del negazionismo. Negare la realtà dell’olocausto significa mistificare la storia, essere consapevolmente un mentitore.
Mentre scrivo questa recensione un nuovo orrore in Germania, un attentato xenofobo a un bar turco. Ed è l’ultimo in ordine di tempo. Consiglio a tutti di leggere questo saggio, oggi più che mai, per capire il contesto politico europeo nel quale purtroppo continuano a riaffiorire tanti episodi di intolleranza razziale.