Recensione “L’enigma dell’ultimo templare”

Titolo: L’enigma dell’ultimo templare

Autore: Daniele Salerno

Editore: Newton Compton Editori

Genere: Romanzo storico

Data di pubblicazione: 12 marzo 2020

Pagine: 279

Prezzo: 12,90€

Valutazione: 4/5

Daniele Salerno ci introduce alla  lettura del suo ultimo libro “L’enigma dell’ultimo templare” con l’avvertenza che stiamo per leggere

“una storia vera e se non è vera è verosimile, e se non è verosimile è inventata. Ognuno scelga la sua verità”.

Come resistere a questo invito? A maggior ragione quando il racconto riguarda la storia dei templari. Chi non ha subito il richiamo di questi monaci-soldati? Richiamo  alimentato da tante leggende  che intorno alle loro esistenze ci fanno propendere ora per il verosimile e ora per la realtà. Leggende alimentate da accaniti sostenitori che hanno diffuso su di loro più una versione leggendaria che storica e forse questa è la chiave del richiamo che subiamo.

L’excursus del libro parte da lontano, dalla nascita dell’ ordine e dal dilemma che i cavalieri si sono posti: come conciliare il messaggio cristiano “Non uccidere” con il loro compito di difensori del Santo Sepolcro? Sarà Bernardo di Chiaravalle, teologo dell’abazia di Clairvaux, a risolvere la questione con il concetto di malicidio anzichè omicidio. Affrancati da questa lettura i monaci-soldati rivendicheranno il diritto ad uccidere per sconfiggere il male. I templari attorno a sè richiamano consensi ma anche tanti dissensi tra questi il re Filippo il bello che li perseguita e nel 1314, alla presenza del papa Clemente V, fa bruciare vivi i due templari: Jacques de Molay e Goffrey de Charney. Il primo, ultimo Gran maestro dell’Ordine dei Templari, sul punto di morire lancia una profezia e delle maledizioni sui due che puntualmente si avvereranno: il papa morirà poco dopo per dissenteria, il re morirà l’anno dopo per la caduta da cavallo e la dinastia dei Capetingi finirà con l’esecuzione di Luigi XVI.  Pare che il boia Charles-Henry Sanson prima di calare la ghigliottina sul re avrebbe detto:io sono un templare e sono qui a portare a  compimento la vendetta di Jacques de Molay. Con queste morti sembra una storia conclusa quella dei templari, ma il mistero resiste  e cosi arriviamo ai giorni nostri.

Un maresciallo dei carabinieri Giovanni Mola, soprannominato il Prete per il suo passato di seminarista, riceve quotidianamente nel suo ufficio di Roma delle lettere criptate e ogni mattina il suo appuntato lo accoglie con la solita cantilena: anche oggi è arrivata. Grazie alla sua formazione religiosa il maresciallo riesce a cogliere il messaggio  ed entra in contatto con tre gentiluomini che si riveleranno essere dell’ordine dei templari. I templari sanno tutto di lui e vogliono affidargli un compito importante e urgente: evitare che la profezia di Jacques de Molay, pronunciata a Parigi sull’isoletta dei Giudei prima di morire, possa avverarsi: c’è pericolo  per l’intera umanità. Il maresciallo ha il divieto di parlarne con chiunque ma non riesce a non confidarsi con Goffredo Chiani suo appuntato, ritenendolo sì uomo ignorante e con scarse capacità intellettive ma buono d’animo e ingenuo. Ma il giovane appuntato è l’uomo che appare? La storia si snoda tra colpi di scena, morti ammazzati e pagine di suspense che mi hanno tenuto attento ai piccoli indizi per individuare la mente diabolica che c’è dietro la realizzazione della profezia. Ma “se una storia era finita un’altra era appena cominciata” scrive Daniele Salerno in chiusura del romanzo. Il libro si fa leggere per il suo linguaggio semplice e chiaro; forse la figura del maresciallo avrebbe potuto avere connotazioni più caratterizzanti per completare l’accuratezza del romanzo.

Le letture di Adso

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