Recensione “Il faro che sapeva di mare”

Autore: Sebastiano Urso

Editore: Youcanprint

Genere: Racconto autobiografico

Data di pubblicazione: gennaio 2019

Pagine: 328

Prezzo: 19,55 €

Valutazione: 3,5/5

Era lì, alla mia sinistra, distante poche centinaia di metri.
Sornione, maestoso e inamovibile sfidava impavido da secoli spruzzi e tempeste.
Il Faro di San Raineri stava arroccato su un basamento di roccia granitica
vicinissimo al mare e proteggeva di notte le impegnative manovre delle navi che
attraversavano lo Stretto di Messina”.

“Il faro che sapeva di mare” è un viaggio nel passato, in un tempo ormai lontano che ci è appartenuto ma che ormai è andato via. L’autore descrive la propria infanzia tra Messina e Siracusa ma anche la storia dei propri genitori e di tanti altri familiari (la sorella maggiore, i nonni, gli zii e altri personaggi frequentati in quegli anni).
Lo scenario della Sicilia, dagli anni del fascismo ai tempi più recenti, ci consente di entrare in contatto con usanze, abitudini e oggetti ormai scomparsi e di recuperare le radici e le tradizioni di gran parte del sud Italia e forse dell’intera nazione.
Il vero protagonista però è il mare, un compagno fedele che accompagna tutte le vicende che riguardano l’autore e che sa farsi rispettare e temere.

Un libro per chi vuole tornare in contatto con le tradizioni e i ricordi del nostro passato e ascoltare le dolci melodie del dialetto siciliano.
Per quanto riguarda lo stile narrativo, i racconti riescono a coinvolgere il lettore ma si ha l’impressione che la parte descrittiva prevalga maggiormente. Allo stesso modo la narrazione segue le tappe biografiche dell’autore e risulta invece meno al servizio del lettore.

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